Le nostre novelle
Domenica di Pasqua, vangelo del giorno della Messa vespertina - 21 aprile 2019
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.

Domenica di Pasqua, vangelo del giorno della Messa vespertina
Luca 24:13-53

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Arrivando al villaggio nel quale si recavano i due discepoli, Emmaus, “Gesù fece come se dovesse andare più lontano”. Qualcuno traduce con “Gesù finse (prosepoiésato) di andare più lontano”.
Gesù che finge! Non fa parte delle sue abitudini.
Questo verbo (fingere), in tutto il Nuovo Testamento è usato solo in questo versetto, e non ha lo scopo di sottolineare un comportamento ipocrita del Risorto. Piuttosto, questa annotazione di Luca è da leggere come un segno della straordinaria discrezione del Risorto: un modo di essere che rispetta l’altro, che mette in movimento la fede e il desiderio dell’altro.
I discepoli sono per strada e stanno cercando di comprendere il senso degli eventi che hanno appena vissuto a Gerusalemme. Sono immersi in un grande sconforto: la crocifissione ha infranto le immagini idealizzate che si facevano di Gesù come salvatore.
Ed ecco che il Risorto si fa presente.
Niente di straordinario in questa improvvisa comparsa di Cristo. Nulla che ricordi la bruciante teofania del Sinai. Tutto è discreto. Gesù raggiunge i discepoli, cammina con loro e li interroga: “Che sono questi discorsi che state facendo tra voi durante il cammino?”.
La discrezione del Salvatore a Emmaus, è simile alla discrezione che continua ad avere ancor oggi nei suoi rapporti con noi. Egli è così rispettoso delle lentezze dei due discepoli da dedicare tempo a “camminare” con loro, prendendo parte a un lungo scambio.
La discrezione di Gesù è talmente portatrice di verità da permettere a ciascuno di esprimere a fondo le ragioni del proprio sconforto, e persino di dire l’incapacità di dar fiducia alla parola dell’altro.
La verità di Gesù detta in modo discreto, lascia all’uomo la possibilità di sfogare la propria delusione e davanti agli interrogativi umani, arriva a muovere un rimprovero: “Sciocchi e tardi di cuore”. E Gesù accompagna i due di Emmaus in un lavoro di interpretazione delle Scritture.
A quel punto ciascuno può cominciare a convertirsi, a uscire dall’intontimento provocato dallo sconforto, e fare a poco a poco il passaggio dal disastro al desiderio.
“Gesù finse di andare più lontano”: invece di trattenere l’altro per imporgli un riconoscimento totale della propria identità, Gesù vuole lasciare a lui l’iniziativa di trattenerlo: “Resta con noi”.
È allora che la sua parola fa posto a un gesto simbolico: quello del pane spezzato sul quale Gesù pronuncia la benedizione. Un gesto che parla della sua persona: evoca il culmine della carità del Figlio dell’uomo, che ha vissuto la discrezione fino a lavare, come fa un umile servo, i piedi dei discepoli.
Dopo un simile gesto, l’uomo comprende che è inutile voler trattenere per sé il Vivente. Per questo Gesù può scomparire.
E allora la separazione da Lui, invece di provocare un nuovo momento di sconforto, apre alla gioiosa comunicazione con gli altri.
Il Dio discreto che si rivela a Emmaus è un Dio che cammina con noi invece di esigere che noi ci prostriamo davanti a lui; che si intrattiene con noi invece di ammaliarci; che ci mette in discussione invece di approvare tutto; che ci spiega la sua Parola invece di chiudersi nel silenzio; che permette ai nostri occhi di aprirsi invece di accecarli con il suo splendore; che si allontana per aprirci agli altri.
Un Dio così, fa vivere!

don Sebastiano Carlo Vallati

 

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