XXI domenica del tempo Ordinario - 26 agosto
Dal vangelo secondo Giovanni (6, 60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
La prima lettura ci riporta ad un momento importante del popolo ebraico: dopo l’uscita dall’Egitto, i 40 anni nel deserto, la morte di Mosè, il popolo sta per entrare nella Terra promessa e prima di entrare in quella terra Giosuè invita il popolo a rinnovare l’impegno che si erano assunti nel passato: “Scegliete chi volete servire: il Signore o gli dei!”, cioè volete rinnovare l’alleanza con il Dio che vi ha dato libertà?
Giovanni mette in scena il resoconto di una crisi drammatica.
Dopo il lungo discorso sul pane dal cielo e la sua carne come cibo, Gesù vede profilarsi l'ombra del fallimento. Molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui, dicendo: questa parola è dura. Chi può ascoltarla?
Chi è questo che dice di essere “disceso dal cielo”, che diventa cibo, un Dio da mangiare? Tutto questo è difficile per i discepoli, e resta “duro” anche per noi oggi.
Il cristianesimo è comprensibile solo se in esso c'è qualcosa di incomprensibile, un di più, che eccede la logica.
Forse volete andarvene anche voi?
L’atteggiamento di Giosuè e di Gesù sembrano scoraggiare invece di attirare.
Questo però è un atteggiamento onesto, che sollecita la libertà e la responsabilità.
Sia Giosuè che Gesù non inventano strategie per avere qualche discepolo in più.
La chiarezza dà sempre libertà oltre che essere onesta.
Il gesto di Giosuè ci dice che non è affatto scontato che un impegno preso nel passato sia valido anche per l’oggi.
Le situazioni della vita possono cambiare per tanti motivi e l’impegno preso un tempo va riconfermato ogni giorno.
Le difficoltà della sequela si scoprono strada facendo.
La parola accolta un tempo e che sembrava offrire un futuro di bellezza, di senso e di gioia, può divenire, oggi, una parola dura.
E nella crisi può farsi strada la tentazione dall’abbandono, del voltarsi indietro: “Ho sbagliato tutto; mi ero illuso; non c’è la faccio; per me è impossibile”.
A Gesù verrebbe da dire: guarda che i tuoi discepoli sono pochi, tieniteli buoni.
E invece: “Volete andarvene anche voi?”.
In Gesù c'è consapevolezza della crisi, ma anche un appello alla libertà: siete liberi, andate o restate, ma scegliete. Gesù non ordina quello che devi fare, non impone quello che devi essere, ma ti porta a guardarti dentro: che cosa desideri davvero?
Finita la religione delle pratiche esterne e degli obblighi, si apre quella del corpo a corpo con Dio.
Come abbiamo, il vangelo di questa domenica presenta un momento di crisi della comunità di Gesù.
Le crisi personali, della Chiesa, possono essere dure, ma salutari perché occasioni di rinnovamento.
Viene un momento dove la fede nel Vangelo richiede una rinascita, un scegliere di nuovo.
E quando attraversiamo questa crisi, ricordiamoci della risposta di Pietro: “Maestro, da chi andremo, tu solo hai parole di vita”.
Pietro risponde: “Tu solo”. Signore, non ho altro di meglio. Tu sei stato davvero l'affare migliore della mia vita.
“Hai parole di vita”: il cielo non è muto, Dio parla e la sua parola crea, porta vita nella nostra vita e in quella degli altri.
Le Parole di Dio danno vita al cuore, alla mente, allo spirito.
Parole di vita eterna, che creano cose che meritano di non morire, regalano eternità a tutto ciò che di più bello portiamo nel cuore.
Chissà: forse la vita ci chiede oggi, anche attraverso una crisi, di scegliere nuovamente il Signore, di rinnovare la nostra fede.
Speriamo di rispondere come Pietro.
D. Sebastiano Carlo Vallati