Nella II lettura san Pietro invita i cristiani "ad essere pronti a rispondere chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, cioè saper dire perché si segue Gesù Cristo, perché si ha speranza in lui.
Non a tutti i cristiani è chiesto di partecipare a dibattiti pubblici per dire il perché del proprio credere a Cristo, però a tutti è chiesto almeno di interrogarsi: “Perché mi fido di Cristo, perché lo seguo".
Del resto, tutte le relazioni (uomo-donna, amicizie ... ) ti porteranno a questa domanda: perché mi fido di quella persona?
All'origine delle relazioni, di un legame, di un'amicizia c'è un'emozione, un sentimento, una simpatia: poi tutto questo bagaglio emotivo ha bisogno di essere sempre più capito.
Perché mi fido di Cristo?
Questa domanda è importante perché seguire Cristo vuoI dire imparare a vivere da Lui.
Nel Vangelo Gesù dice: "Se mi amate osserverete i miei comandamenti" e poi la frase è rovesciata: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”.
Se tu ami una persona osservi quello che dice e se osservi ciò che dice è perché la ami.
E Gesù non obbliga mai ad amarlo, anche se Lui ama noi sempre e rimane al nostro fianco.
Certamente non è facile accogliere e vivere i comandamenti di Cristo.
Amare Cristo significa obbedire a ciò che Lui chiede Amare Dio è volere ciò che lui vuole, è amarlo come lui ama.
Per questo Gesù Cristo ci lascia lo SPIRITO PARACLITO.
La parola “Paraclito” è un termine che proviene dal mondo giuridico.
A) Qualcuno traduce ‘paraclito’ con ‘consolatore’.
B) Il suo significato preciso è “chiamato a fianco” (in latino advocatus), proprio di chi, nel corso di una controversia, è convocato per essere d’aiuto, di sostegno, di intercessione e di difesa. Qualcosa di simile a un avvocato difensore.
C) Nelle lingue slave si preferisce invece tradurre con “intercessore”.
Il primo Paraclito è il Figlio stesso, intercessore perfetto presso il Padre: “Figlioli miei – afferma Giovanni nella sua I lettera –, io vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Ma se qualcuno pecca, noi abbiamo un Paraclito [intercessore] presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto” (1Gv 2,1-2).
Gesù Cristo interviene a favore di chi pecca perché ciò rappresenta un frutto del suo essere venuto nel mondo, segno completo dell’amore del Padre; infatti, “non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10).
Lo Spirito Santo viene in soccorso, ti sostiene nel continuare a fidarti di Dio, a tenere viva la speranza.
Il secolo scorso (il '900) ha fatto emergere figure che hanno saputo abitare gli inferni storici ed esistenziali custodendo la fede, la speranza, la capacità di amare anche in situazioni drammatiche, disumanizzanti: penso a Bonhoeffer e Etty Hillesum (nei campi di sterminio); Teresina di Lisieux che ha sperimentato, al termine della sua vita il silenzio di Dio, si è seduta alla mensa degli atei; Charles de Foucauld nella solitudine del deserto; Mons. Oscar Romero ucciso in una situazione di povertà e di ingiustizia.
Se hanno resistito non è per merito loro, ma perché lo Spirito è stato accanto a loro, ha preso la loro difesa.
LO SPIRITO SANTO è PARACLITO perché ti aiuta a sperare nella disperazione. Ti difende da chi ti dice che di Gesù Cristo e dei suoi comandamenti è bene non fidarsi.
Gesù non è più sulla terra, ma lo Spirito che è stato suo compagno inseparabile, resta con noi e in noi. Lo Spirito Santo è un’altra guida, un soffio di verità che ci può ispirare, sostenere e aiutare a compiere l’opera che Dio ci affida.
Un esempio: quando leggi un brano di Vangelo, o un'omelia, ascolti e vedi un gesto di carità e questo ti affascina, ti rimane dentro, fa sorgere in te il desiderio di vivere meglio il tuo cristianesimo, di convertirti...questa è opera dello Spirito Santo che lavora dentro di te, che ti porta ad accogliere i comandi di Cristo per poterli vivere.
Così possiamo intendere il passo in cui Gesù dice che lo Spirito abita in noi, e che Egli è la vita.
D. Sebastiano Carlo Vallati