Domenica delle Palme e della passione del Signore - 14 aprile 2018
Lc 22,4 – 23,56
… E in quell’istante, mentre Pietro ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò … (Lc 22, 59-62) … Il popolo stava a vedere (Lc 23,35) … Visto ciò che era accaduto, il centurione… disse: “Veramente quest’uomo era giusto”. Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo… e ne ritornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo (vv.47-49) … Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservavano il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù (v.55)
Commentiamo il racconto della Passione secondo il vangelo di Luca, riflettendo sul tema degli sguardi.
L’evangelista Luca utilizza tre verbi per dire tre modi differenti di guardare gli eventi della passione di Gesù.
Ci sono anzitutto alcuni personaggi che “osservano” (theoreo). Si tratta del popolo e della folla. La passione di Gesù è colta come uno ‘spettacolo’. C’è qualcuno, quindi, che sta a osservare come spettatore. Alcuni di questi personaggi tuttavia non sembrano così distaccati, dal momento che se ne vanno “percuotendosi il petto”. Altri invece sembrano non essere nemmeno capaci di osservare, ma scherniscono Gesù (i capi dei giudei, i soldati...): forse sono coloro che ci hanno fatto l’abitudine a vedere scene come questa.
C’è poi chi assiste a ciò che sta accadendo in modo diverso. Luca non usa più il verbo theoreo, ma il verbo orao che nel Nuovo Testamento significa percepire, fare esperienza, osservare. Questi personaggi stanno lontani ma sono coinvolti in ciò che sta accadendo: vedono la fine di una persona nella quale avevano posto la speranza, il loro futuro. Questo stesso tipo di sguardo caratterizza il centurione: egli fa esperienza della giustizia di Gesù, assistendo alla sua morte.
Ci sono poi le donne, che guardano il luogo nel quale il corpo di Gesù viene deposto (theomai). Si tratta di uno sguardo coinvolto ma che non sa vedere altro che un corpo deposto in una tomba. Uno sguardo rassegnato a ciò che si vede, a ciò che appare.
Tutti questi sguardi sulla passione di Gesù indicano modi diversi di rapportarsi ad essa: sguardi che hanno bisogno di un ulteriore salto in avanti per poter “vedere” veramente.
Ma c’è un altro sguardo per il quale Luca usa un verbo differente da tutti quelli usati per gli sguardi rivolti ai fatti della passione.
Si tratta dello sguardo che Gesù getta su Pietro. Qui viene usato il verbo emblepo: significa il guardare dentro, con profondità.
Lo sguardo del Signore rivolto a Pietro provoca nel discepolo il ricordo delle parole di Gesù, e questo ricordo produce il pianto, e nello stesso tempo permette il passare dall’incredulità alla fede. La stessa esperienza faranno le donne al sepolcro la mattina della risurrezione. Alle donne i due uomini in bianche vesti dicono: “Non è qui, ma è risuscitato. Ricordatevi come vi ha parlato quando era ancora in Galilea”.
Si può inoltre lasciare che il suo sguardo ci trafigga e ci converta.
E il primo giorno dopo il sabato si giungerà alla piena visione, quando il risorto si rivelerà pienamente nello spezzare il pane ai due discepoli di Emmaus: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. Là ci sarà lo svelamento degli occhi per poter comprendere con uno sguardo diverso tutto ciò che è accaduto a Gesù.
Questo sguardo di Gesù dovrebbe essere importante per noi suoi discepoli.
Dovrebbe influenzare anche il nostro modo di entrare nella Settimana santa. Anche noi guardiamo con diversi sguardi lo spettacolo della passione di Gesù, ma solo l’essere posti sotto il suo sguardo può portarci a ricordare tutto ciò che egli ha detto e tutto ciò che nelle Scritture si riferisce Lui.
Ognuno di noi, in questi giorni, porrà il suo sguardo su Gesù e sulla sua croce, ma ciò che veramente sarà decisivo nel nostro vivere la Pasqua è lo sguardo che Egli rivolge su ciascuno di noi nel momento in cui dona la sua vita.
don Sebastiano Carlo Vallati