XX domenica del tempo Ordinario
Vangelo (Lc 12,49-57)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”. Diceva ancora alle folle: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?
Le parole dei profeti danno fastidio, da sempre.
Quando il loro sguardo acuto e la loro voce severa si alzano per parlare alla coscienza indicando ciò che nella vita fa la differenza, quasi sempre alimentano irritazione che può generare una comune ostilità.
La parola di Geremia è un ostacolo per la società dell’ottimismo e del consenso, per chi anche sul ciglio del burrone continua a dire che tutta va bene.
Geremia, come molti altri, sia prima che dopo, paga cara la sua propensione a dire la verità con franchezza: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione, ogni giorno” (Ger 20,7-8).
Lo stesso Gesù pagherà con la vita la novità del suo annuncio.
A quelli che da lui si aspettano ‘pace’ egli promette il ‘fuoco’. L’annuncio cristiano non accetta di lasciare il mondo così come lo trova.
“Dalla religione, in genere, - scrive il teologo Giuliano Zanchi - ci si aspetta ordine, convenzione, stabilità, conservazione, solidità di principi immutabili… Ma la testimonianza che il Figlio rende a Dio è di quelle che chiedono di prendere posizione, una giustizia che imponendo di schierarsi finisce anche per dividere”.
Il vangelo del Regno scompagina facili schemi religiosi e si potranno dividere anche i legami più sacri: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso. Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto” (Lc 12,49-50).
Qual è il significato di queste immagini.
Iniziamo da quella del fuoco.
Al termine del diluvio appare nel cielo l’arcobaleno, simbolo della pace ristabilita fra il cielo e la terra e Dio giura: “Non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più diluvio devasterà la terra” (Gen 9,11). Da questa promessa nasce e si diffonde in Israele la convinzione che, per purificare il mondo dall’iniquità, Dio non si sarebbe più servito dell’acqua, ma del fuoco: “Con il fuoco il Signore farà giustizia su tutta la terra” (Is 66,16). Anche il Battista annunciava la venuta del Messia con parole minacciose: “Egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” (Mt 3,11-12). Di fuoco parla anche Gesù.
Di che si tratta?
Il fuoco di Dio non ha lo scopo di annientare, ma è lo strumento con cui egli vuole distruggere il male e purificare dal peccato: è il fuoco della sua parola di salvezza, è la fiamma irresistibile del suo amore, è il suo Spirito sceso come fiamma sui discepoli (At 2,3-11) e ha cominciato a diffondersi nel mondo come un incendio benefico e rinnovatore. “Come vorrei che fosse già acceso!”, dice con ardente desiderio, Gesù.
La seconda immagine, quella del battesimo.
Gesù afferma che, per scatenare questo incendio, egli deve prima essere battezzato.
Battezzare significa sommergere e Gesù si riferisce alla sua immersione nelle acque della morte (Mc 10,38-39). Quest’acqua è stata preparata dai suoi nemici per spegnere per sempre il fuoco della sua parola, del suo amore, del suo Spirito; invece ottiene l’effetto opposto: il fuoco assume una forza maggiore, anzi, incontenibile.
Cosa accadrà ai cristiani, a coloro che portano il fuoco di Cristo? Provocheranno anch’essi – assicura Gesù – dissensi, divisioni, ostilità e dovranno mettere in conto dolorose lacerazioni all’interno delle loro stesse famiglie. “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione”. Eppure, nei profeti si legge che il Messia sarà “il principe della pace”; durante il suo regno “il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto” (Is 11,6-9); “l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace” (Zac 9,10). A Betlemme gli angeli cantano: “Pace sulla terra!” (Lc 2,14) e Paolo scrive: “Egli è la nostra pace!” (Ef 2,14).
L’annuncio del Vangelo porterà nel mondo, fra i popoli, nelle famiglie armonia o discordie?
È vero, i profeti hanno promesso la pace, ma hanno anche annunciato conflitti e separazioni. Il profeta Michea (Mic 7,6) aveva intuito che la nascita del mondo nuovo non sarebbe avvenuta in modo pacifico e indolore e che ci sarebbero state dolorose lacerazioni.
Il messaggio di Gesù è un fuoco che purifica.
Chi si sente minacciato da questo “fuoco” non rimane passivo. Si oppone con ogni mezzo.
La verità della Parola di Dio può provocare divisioni, anche nelle relazioni più sacre.
I contadini sanno riconoscere i cambiamenti del tempo per sapere quando seminare al momento giusto.
Come mai – chiede Gesù – gli uomini che sono così attenti ai segni del calore e delle piogge, non sanno riconoscere i segni del mondo nuovo che è apparso? Perché non vogliono aprire gli occhi sulla nuova proposta evangelica?
La realtà nuova introdotta dalla sua parola li disturba, li scomoda. Vogliono che il mondo antico continui e non s’accorgono di ciò che sta accadendo.
Il vangelo porta cambiamenti, trasformazioni, introduce della novità.
Per paura, però, si preferisce chiudere gli occhi e restare ancorati al già saputo.
don Sebastiano Carlo Vallati