Le nostre novelle
XXVIII domenica del tempo ordinario - 13 ottobre 2019
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”.

XXVIII domenica del tempo ordinario - 13 ottobre 2019

Prima Lettura (2 Re 5,14-17)
In quei giorni, Naaman Siro, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: “Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Ora accetta un dono dal tuo servo”. Quegli disse: “Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò”. Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Nàaman disse: “Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.

Dal vangelo secondo Luca (17,11-19)
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.

La prima lettura e il Vangelo presentano due guarigioni fisiche che sono anche occasioni di guarigioni del cuore, di conversioni.
Il racconto del secondo libro dei Re, per alcuni versi è anche comico.
Un dignitario straniero, Naam, si reca in Israele per essere guarito dalla lebbra. E probabilmente si aspettava un gesto clamoroso del profeta Eliseo.
Ma, Eliseo nemmeno si fa vedere, gli manda un messaggero dicendogli di bagnarsi sette volte nel fiume Giordano. E questo fa arrabbiare Naam, che riteneva i fiumi del suo paese ben più importanti. E come uno che è abituato al Rio delle Amazzoni e poi ti dicono per guarire devi bagnarti un piccolo fiume: “che razza di miracolo è sta roba”.
Eliseo in questo modo dice che il miracolo non è legato a luoghi sacri o a riti misteriosi; ciò che guarisce è l’obbedienza alla Parola e Naam si fida della parola del profeta.
Nel vangelo, la guarigione per i dieci lebbrosi avviene grazie all’obbedienza alla Parola di Gesù.
Domenica scorsa i discepoli chiedevano a Gesù: “Signore aumenta la nostra fede”.
La fede è questo: fidarsi della Parola di Dio, fidarsi di cosa il vangelo ci propone per vivere.
Quindi, la prima lettura e il vangelo sono un invito a riflettere sul cos’è la fede in casa cristiana.
Ma le letture ci invitano anche a riflettere sul tema della gratitudine
Naam, uomo ricco, cerca di sdebitarsi con il profeta, coprendolo di denaro e preziosi. A volte, questo atteggiamento è un modo per rimarcare un certo potere.
La gratitudine non è facile da vivere, perché implica la capacità di sentirsi graziati: è importante anche sapere accettare i doni senza poter ricambiare.
Spesso ci rendiamo conto solo dopo molto tempo, di ciò che dobbiamo a persone che abbiamo incontrato nel nostro passato e che hanno lasciato tracce importanti in noi.
Solo ringraziando il dono è riconosciuto come dono.
Su dieci lebbrosi guariti, solo uno, e per di più uno straniero, torna a ringraziare.
La gratitudine che Gesù si aspetta, ma che non trova, non è semplicemente quella di una buona educazione, come insegna la mamma al bimbo che ha ricevuto un dono: “Digli grazie”.
La questione è questa: riconoscere nei gesti di Gesù (gesti della cura e della protezione), i segni inequivocabili della presenza del Regno di Dio.
Il problema non è quindi di male educazione, ma: come mai non vi accorgete che il regno di Dio è in mezzo a voi? Non vi rendete conto che Dio è così, uno che si prende cura di voi?
È sbalorditivo che solo uno straniero si accorge di questa presenza.
Sovente colui dal quale non ti aspetti nulla, è proprio quello che ti riserva delle sorprese; quello che giudichi straniero, a volte ti è più vicino dei tuoi stessi parenti.
Il cuore del culto cristiano è l’Eucaristia = dire grazie.
Siamo così poco abituati a ringraziare che fatichiamo a definire la S. Messa per quello che è, un rendimento di grazie. Vado a Messa = vado a ringraziare.
Imparare a ringraziare è importante per non fermarsi alla guarigione.
Nella vita non si sempre si è guariti, non sempre il male passa.
Il ringraziare è imparare a dire grazie per la salvezza, anche quando la guarigione non arriva.
San Paolo nella seconda lettura scrive: “se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Tm 2,13).
Ringraziare perché Dio è fedele: questa è la salvezza.
“La tua fede, ti ha salvato”: hai creduto che Dio rimane fedele all’uomo, perché non può rinnegare se stesso.
Non dovrebbe essere fonte di gratitudine il fatto che Gesù Cristo rimane fedele all’uomo, a me, nonostante la nostra poca fede e la nostra poca gratitudine?

don Sebastiano Carlo Vallati

 

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