XVI domenica del Tempo ordinario Mt (13, 44-52) – 30 luglio
Gesù disse: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e ... poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo... è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra... è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo... Ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
L’abbandono giovanile e degli adulti della pratica religiosa, dice che per i più il vangelo non è un tesoro per la vita, ma una palla al piede dal quale liberarsene il prima possibile.
Di per sé la vita cristiana è questo: è l’incontro con una perla preziosa. Non per nulla Papa Francesco ha intitolato la sua prima Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, la gioia del vangelo.
Così accade, quando incontri la persona della tua vita e quella diventa il tuo tesoro; o i figli, qualcosa che ti riempie il cuore e prende i tuoi pensieri perché ‘’là dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore”.
Alla fine dell’800 il filosofo Nietzsche diceva che ormai gli uomini erano diventati ‘‘delle vogliuzze’’, cioè gente che si accontentava di poco.
Poi la società dei consumi ha aumentato le cose da desiderare dicendo che più “hai e più sei contento” e questo ha prodotto, invece, una società depressa. Due psicoterapeuti francesi dicono che nel mondo giovanile si vive un’epoca delle passioni tristi e in Europa, nella realtà giovanile, serpeggia un’ospite inquietante, il nichilismo: non sai per che cosa vivi, hai tutto, ma non sei contento.
Esagerati pessimisti?
Il vangelo queste cose le diceva già 2000 anni fa, presentando l’incontro di Gesù con il giovane ricco che “se ne andò triste” perché aveva avuto paura di lasciare le sue ricchezze per seguire Gesù Cristo.
L’essere nella gioia evangelica non significa ingenuità, non rendersi conto dei problemi e delle fatiche, ma significa trovare nel vangelo il senso del vivere, quel tesoro che non delude.
La I lettura presenta il giovane Salomone che prima di diventare re riceve da Dio questa richiesta: “Cosa vuoi che io ti conceda?”. Un assegno in bianco: poteva chiedere ciò che voleva. E Salomone chiede un cuore docile, ascoltante, capace di discernere che cosa è bene e che cosa è male. Sapere capire che cosa nella vita è essenziale, quale tesoro merita cercare e che cosa si può lasciare.
Riuscissimo a capire che il vangelo è un tesoro, una perla preziosa, sarebbe già tanto.
D. Sebastiano Carlo Vallati