Le nostre novelle
Festa della Trasfigurazione, 6 agosto 2017
Ho visto una grande luce”. Così, rientrando in casa la mattina del 6 agosto 1945, una giovane madre giapponese che abitava a un centinaio di chilometri da Hiroshima aveva esclamato abbracciando il suo figlioletto di dieci anni, Kenzaburo Oe, futuro premio Nobel per la letteratura. Aveva fatto la sua tragica comparsa all’orizzonte dell’umanità la bomba atomica. Luce di morte e di devastazione.

Festa della Trasfigurazione  6 agosto

“Ho visto una grande luce”. Così, rientrando in casa la mattina del 6 agosto 1945, una giovane madre giapponese che abitava a un centinaio di chilometri da Hiroshima aveva esclamato abbracciando il suo figlioletto di dieci anni, Kenzaburo Oe, futuro premio Nobel per la letteratura. Aveva fatto la sua tragica comparsa all’orizzonte dell’umanità la bomba atomica. Luce di morte e di devastazione.
Eppure il cristiano non può non collegare quella data (6 agosto) e quell’esperienza (“una grande luce”) alla Trasfigurazione del Signore. In questa festa si contempla il volto del Figlio dell’uomo radioso di una luce destinata a tutto l’universo, perché è la luce di vita e di comunione, che in Cristo vuole raggiungere ogni creatura.
Fin dalla sua fissazione, la scelta dell’inizio di agosto per questa festa ha avuto anche un’altra coincidenza gravida di senso: in quegli stessi giorni, infatti, cade il 9 di Av secondo il calendario ebraico, giorno di digiuno e di lutto in cui il popolo di Israele fa memoria della distruzione del primo e del secondo Tempio di Gerusalemme (586 a.C. e 70 d.C.) e, a partire da lì, di tutte le altre tragedie che ne hanno contrassegnata la storia.
Così, nata per contemplare Cristo nuovo Tempio, non fatto da mani d’uomo, in coincidenza con la memoria della distruzione del Tempio costruito dall’uomo, nata per celebrare il destino di luce che attende ogni uomo, la Trasfigurazione ha finito per vedere il suo significato arricchirsi tragicamente del ricordo di una luce - che acceca l’umanità - e della commemorazione dell’annientamento del luogo e del popolo scelto da Dio per manifestarsi.
Mentre i cristiani celebrano la gloria di Dio che rifulge sul volto di Cristo, gli ebrei leggono il libro delle Lamentazioni.
E su tutti, grava la nube luminosa di una luce sterminatrice. Paradosso: la luce di vita che proviene da Dio, contrasta con la luce di morte prodotta dall’uomo.
Celebrare la Trasfigurazione per un cristiano è anche un appello alla responsabilità, alla compassione verso l’uomo sofferente. Non a caso, per i Vangeli, il Cristo che conosce la Trasfigurazione è quello che ha appena annunciato per la prima volta il destino di passione e morte che lo attende, lo sfiguramento che patirà da parte degli uomini.
Ultimo riferimento: il 6 agosto del 1978 moriva Papa Paolo VI. In Pensiero alla morte, scriveva: “Mi piacerebbe, terminando la mia vita, essere nella luce”

D. Sebastiano Carlo Vallati

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