XXI domenica del Tempo ordinario – 27 agosto
Nella Messa, dopo la preghiera di consacrazione, si proclama il mistero della fede.
La parola mistero non indica qualcosa di enigmatico, incomprensibile ...
Mistero sta a significare una realtà dentro la quale si entra lentamente, ed è un cammino mai concluso. La fede è un mistero dentro il quale si entra lentamente.
San Paolo nella prima lettura parla “di giudizi di Dio imperscrutabili, le vie di Dio sono incessabili, la scienza e la sapienza di Dio è profonda”. Questo ci dice che noi non possiamo possedere Dio. Egli resta per uno straniero (vedi il racconto di Emmaus). Dio è Altro da noi. Quindi, quando parliamo di Dio dobbiamo mantenere sempre una certa umiltà.
Ma, se le vie di Dio sono imperscrutabili, inaccessibili... allora perché Dio si è fatto vedere in suo Figlio, perché è diventato uomo, ha vissuto come noi per rivelarsi, per far conoscere le sue vive, per non restare nascosto?
Tant' è che poi Gesù domanda alla gente e ai discepoli: "Cosa dice la gente di me… e io chi sono per voi?”. E Pietro non è che dice "Tu sei un Dio misterioso, imperscrutabile ... Totalmente Altro". No. Risponde: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Dà a Dio nome e cognome, come ad una persona conosciuta.
Quindi, come cristiani crediamo che Dio si è fatto conoscere in suo Figlio, attraverso Gesù ha manifestato le sue vie.
Poi, le domande fanno parte di un cammino di conoscenza. Per questo nella Bibbia spesso Dio interroga l'uomo e l'uomo interroga Dio.
All'inizio dell'evangelo di Giovanni, Gesù si sente seguito da alcuni discepoli e domanda loro: "Chi cercate?”. Lo stesso vangelo di Giovanni si conclude con Gesù che domanda a Pietro: "Mi ami tu?".
Ogni amicizia, legame, rapporto, prima o poi presenta un momento di chiarificazione, una domanda che è posta per verificare la verità di un legame, perché il rapporto abbandoni la falsità, i luoghi comuni.
"Chi sono io per te?”. Alla domanda di Gesù – che è posta ad ogni suo discepolo - non si può rispondere con frasi fatte, con formulari impararti a memoria. Pietro con la sua risposta riconosce che Gesù non è un semplice profeta. Anche se, la sua risposta è corretta, ma non ancora vissuta.
Il racconto evangelico di questa domenica si conclude con Gesù che raccomanda: "Non dite a nessuno che io sono il Cristo”. Gesù sembra dire a Pietro e ai suoi discepoli: voi saprete chi io sono solo dopo la Pasqua, solo quando salirò in croce, solo dopo la mia morte e risurrezione. Allora potrete parlare.
“Non dite nulla”: perché forse la gente da me si aspetta altro. Solo sulla croce e dopo la risurrezione saprete veramente chi io sono.
Allora è vero che le vie di Dio non sono così facili da conoscere. Dio ha delle vie diverse dalle nostre. Chi l’avrebbe mai detto che Dio per raccontarsi sceglieva di accettare la croce impostagli dagli uomini?
Pietro ora afferma: "Tu sei il Cristo", ma poi nella Passione alle domande della gente risponderà: "Non conosco quest’uomo". E pianse. Per questo Gesù aveva detto ai suoi discepoli di non dire nulla.
Le parole di Gesù a Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, danno un'autorità che non toglie la debolezza e la fragilità di Pietro. E del resto, quando noi facciamo esperienza, in prima persona, della fragilità solo così la nostra autorità non corre il rischio di diventare potere e davanti alle fragilità degli altri uomini la nostra autorità diventa narrazione della misericordia di Dio.
D. Sebastiano Carlo Vallati