II domenica di Pasqua - 8 aprile 2018
Dal vangelo secondo Giovanni La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Ges, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!. Detto questo, mostr loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Ges disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Detto questo, soffi e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Ddimo, non era con loro quando venne Ges. Gli dicevano gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore!. Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo.Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Ges, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: Pace a voi!. Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!. Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!. Ges gli disse: Perch mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!.Ges, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perch crediate che Ges il Cristo, il Figlio di Dio, e perch, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Tommaso non presta ascolto alla parola delle donne, di Pietro e degli altri discepoli; vuole affidarsi agli occhi e non agli orecchi.
E cos facendo, pone l'accento su una verit che sta al cuore della fede: il Risorto Ges crocifisso.
Anche entrato nella sua gloria, il Signore porta i segni della sua passione: il passato va redento, non cancellato.
L'esclamazione di Tommaso: "Mio Signore e mio Dio", comunica questa verit: il nostro Dio piagato.
Una volta il famoso scrittore argentino Jorge Luis Borges chiese a un cieco nato cosa fosse la vista. Tra l'altro, anche il grande poeta argentino, vissuto letteralmente in mezzo ai libri, in et avanzata, divenne non vedente; egli per sapeva che cosa era la vista.
Borges ottenne dal suo interlocutore, a cui era ignota la luce, questa risposta.
Il cieco disse che si era reso conto che gli altri esseri umani erano dotati di un senso che consentiva loro di toccare le cose da lontano (questa era per lui "la vista": toccare le cose da lontano).
Per chi non vede, il tatto un organo paragonabile alla vista.
Tommaso chiama in causa entrambi i sensi: vuole vedere nelle mani i segni dei chiodi e si propone di toccare con il dito la piaga del costato.
Egli desidera avere la garanzia che il Risorto non ha deposto la carne; vuole essere certo che egli sia proprio il Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi. A lui non sufficiente ascoltare la parola e neppure il semplice vedere: la vista deve sfociare nel tatto.
Tale progressione, "ascolto" "vista" "tatto", evocata all'inizio della 1 lettera di Giovanni:
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che con-templammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita (. . .) quello che abbiamo veduto e udito, noi annunciamo anche a voi perch anche voi siate in comunione con noi (1 Gv 1,11).
Udito, vista, tatto sono all'origine dell'annuncio.
Poi per la fede procede di generazione in generazione, affidandosi al solo udito.
Ma l'esistenza del credente ha anche a che fare con la vista e il tatto.
L dove mancano gli abbracci e la cura, la vita della comunit dei credenti non piena.
L'episodio di Tommaso si conclude con la parola di Ges che proclama beati coloro che non hanno visto e hanno creduto.
Una sola altra volta nel quarto Vangelo torna la qualifica di "beato".
L'altra occasione costituita dalla lavanda dei piedi.
Terminato il suo servizio, Ges afferma: "Vi ho dato un esempio, infatti, perch anche voi facciate come ho fatto a voi (. . .) Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica".
Si beati quando si crede senza vedere; si beati quando si vede e si tocca, lavandosi i piedi a vicenda.
Proprio questi due atti costituiscono le polarit della fede.
La beatitudine comporta tanto il credere senza vedere quanto il vedere e il toccare, tipici dell'amore vicendevole: "Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non pu amare Dio che non vede".
don Sebastiano Carlo Vallati