Il vangelo presenta l’addio di Gesù dato nell’ultimo pasto consumato con i suoi discepoli prima della cattura che lo avrebbe consegnato alla morte.
L’addio è l’ultimo saluto: è un momento triste.
E i discepoli hanno paura. In quel momento di prova, di crisi, sembra impossibile nutrire fiducia.
In questo discorso di addio, Gesù offre un invito alla fiducia: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.
In una situazione difficile, Gesù chiede fiducia, chiede di mettere in lui la stessa fede che si mette in Dio! Ai discepoli di ieri e di oggi, Gesù chiede di credere in lui come si crede in Dio.
Ma l’addio, oltre che essere un momento triste, è anche una promessa.
Addio significa: “verso Dio”. Quando diciamo ‘addio’ ad una persona, gli facciamo una promessa: il nostro futuro è posto in Dio.
E Gesù dice ai suoi discepoli: “Io vado al Padre e vado a prepararvi un posto perché dove sono io siate anche voi”. Il mio futuro - dice Gesù - e anche il vostro, è posto nel Padre.
Gesù che nella vita ha sempre vissuto le sue relazioni davanti a Dio e per Dio, vi pone anche il suo futuro. E anche il futuro di chi crede in lui.
La paternità di Dio non è solo paternità verso il Figlio, Gesù, ma anche verso i suoi discepoli, dunque la casa di Dio li può accogliere, può essere casa loro come lo è di Gesù.
Gesù se ne va, lascia visibilmente i suoi discepoli, ma “passato da questo mondo al Padre”, prepara presso di lui i posti, aprendo la via di accesso all’intimità filiale con Dio.
Così Gesù chiede di non essere preda della paura, ma di entrare in una nuova modalità di comunione con lui.
La parola di Gesù è essenziale: “Fidati”. Quando tutto sembra crollare, non avere più senso, c’è ancora un ultimo, definitivo, senso: continuare a stare in Dio, continuare a fidarsi di Dio.
Fidati: Gesù in croce ha continuato a stare in Dio. Ecco perché c’è stata la risurrezione.
Anche se il dubbio continua ad abitare il cuore dell’uomo.
Tommaso, rivolge a Gesù un’obiezione: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere il cammino?”. Per Tommaso, come per noi, non è certamente facile comprendere che la morte, se è atto d’amore, è il cammino per vivere con Gesù in Dio.
Gesù risponde: “Io sono il cammino, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Un modo per dire: “Io sono la strada da percorrere per andare verso il Padre; io sono la verità come conoscenza del Padre; io sono la vita per sempre come dono del Padre”.
Ed aggiunge: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Gesù ha raccontato il Dio invisibile.
In casa cristiana si va al Padre attraverso Gesù che gli dà un volto, lo spiega e lo rivela.
Comprendiamo allora le parole di Gesù: “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete visto”.
Ma ecco la seconda obiezione, quella di Filippo: “Signore, mostraci il Padre, e ci basta”. Filippo non ha ancora compreso che Gesù è il racconto, la narrazione del Padre.
Filippo è un uomo di fede: come Mosè, chiede di vedere il volto di Dio, e aggiunge che ciò sarebbe per lui sufficiente. Egli non cerca altro se non di vedere quel volto che tutti i credenti dell’antica alleanza avevano desiderato di scorgere o vedere. Vedere il volto di Dio è il desiderio di ogni cercatore di Dio e di tutti i credenti.
E Gesù gli risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: ‘Mostraci il Padre’? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?”.
Ecco la rivelazione ultima: Gesù è l’immagine, il volto visibile di Dio, la gloria stessa di Dio. Dio si incontra in Gesù uomo: nella sua umanità si può vedere Dio, guardando l’agire di Gesù e ascoltando le sue parole si può incontrare Dio. Questo è lo specifico, la singolarità della fede cristiana: scandalo e follia per ogni saggezza umana!
D. Sebastiano Carlo Vallati