Le nostre novelle
XXXII domenica del tempo Ordinario - 11 novembre
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti...

XXXII domenica del tempo Ordinario - 11 novembre

Dal vangelo secondo Marco (12, 38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

La prima lettura e il vangelo presentano due vedove (quindi, per l’epoca, due donne povere), che danno tutto quello che hanno.

Si può ancora capire dare quello che si ha per un ospite (come accade per la vedova con il profeta Elia, 1Re 17,10-16), ma offrire quello che sia ha per il tempio, si capisce meno. Tenendo anche conto che poco prima il vangelo parla di Gesù che caccia i mercanti dal tempio (Mc 11, 15 – 18).

La vedova di cui parla il vangelo di questa domenica (Mc 12, 41-44) va al tempio per dare due spiccioli: che sono essenziali alla sua vita, ma inutili al Tempio. Anche quello di Gerusalemme, come quasi tutti i templi, le cattedrali, aveva il cronico bisogno di restauri, ed anzi non era nemmeno del tutto completato nella sua prima costruzione.

Gesù osserva e vede questa povera donna.

E si rallegra: ecco una buona notizia da comunicare subito ai discepoli.

È bello immaginare Gesù che convoca, chiama i suoi per dire loro: “Guardate quella donna, cosa sta facendo, imparate dal lei”.

Gesù sta salendo a Gerusalemme e in quella donna che dà tutto, vede se stesso che fra un po’ donerà tutto quello che ha, cioè se stesso.

In quella donna che getta ciò che ha, vede la sua vita che sarà gettata

Questa misteriosa vedova è forse stata l’ultima maestra di vita del Signore.

Appena dopo nel vangelo di Marco, Gesù paragona il suo corpo al tempio, che sarà distrutto, gettato via per trenta denari e poi ricostruito.

Gesù sembra dire: guardate, il Regno di Dio è in mezzo a voi, io sono il tesoro sicuro in cui gettare quei due spiccioli di vita che avete in mano.

L'uomo per star bene deve dare.

È la legge della vita, siamo progettati così.

Questa capacità di dare, e dare come un povero non come un ricco, ha in sé qualcosa di divino. Tutto ciò che è fatto con tutto il cuore, ci avvicina a Dio.

Il verbo che Gesù contrappone al “divorare” degli scribi, è “gettare”, ripetuto sette volte nel brano, un dare generoso e senza ritorno.

Il dono ha a che fare con la vita, ma anche con la morte.

Quando doni fai vivere altri, ma qualcosa di te muore, perché te ne privi.

I ricchi danno del loro superfluo, quindi non si espongono al rischio della morte, ma in quel modo fanno morire la logica del dono.

La vedova che ospita Elia, ospita uno sconosciuto, uno straniero e condivide con lui l’ultima porzione di cibo che possiede.

Questo segno di generosità cambierà la sua vita: in casa sua non verranno mai più a mancare l’olio e la farina.

Chi dona riceve il centuplo e fa esperienza che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

Queste donne sono discepole perché vivono come Dio.

Dio donando suo Figlio non ha dato il superfluo, ma tutto se stesso.

E Cristo ha dato tutto se stesso perché quella è l’unica logica del dono.

“Questo è mio corpo offerto per voi”.

D. Sebastiano Carlo Vallati

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